Edizioni Ricerca ’90 | Franco Califano


Franco Califano

di Ciro Discepolo




Franco Califano lo potremmo definire un cantante DOC, a denominazione di origine controllata, senza sorprese per chi paga il biglietto per andarlo ad ascoltare. Mi spiego meglio. Prendiamo un altro cantante che la generazione dei cinquantenni e quarantenni come me ha amato molto, Fred Bongusto. Il luogo: un qualsiasi posto di villeggiatura delle nostre coste; il tempo: l'estate di un paio d'anni fa. Si paga il biglietto, ci si siede e si aspetta un prodotto collaudato: luci soffuse, la luna argentea che illumina le barche dei pescatori con le lampare, un po' di fresco dopo una giornata di calura impietosa e la voce discreta del nostro che ci riporta alla Rotonda sul mare, a Frida, a Doce doce...: macché, nulla di tutto questo, amplificatori al massimo volume che squarciano le orecchie, luci che abbagliano pubblico e palcoscenico, orchestra con 10 elementi, ballerine mulatte e sfrenate ed il nostro che si produce in ritmi sudamericani per lo più sconosciuti. Ciò va detto con tutta la simpatia per Bongusto che evidentemente si è lasciato mal consigliare dai suoi collaboratori. Con Califano tutto normale, a parte il rischio di vedersi soffiare la moglie o la fidanzata sotto gli occhi. Il cantante, infatti, gira in mezzo al pubblico già un'ora prima di cantare, con in mano un bicchiere di whisky ghiacciato, il sorriso da "bullo", la camicia aperta sul petto villoso fino all'ultimo bottone, catene d'oro che pendono dal collo, dal braccio, da tutte le parti...e il bigliettino sempre pronto in mano con il numero di telefono da passare all'ammiratrice di turno che gli sorride. Ha fatto piangere molti uomini, ma di questo non si pente, come di tante altre cose. Poi canta ed è lui al cento per cento: M'ennammoro de te, La musica è finita, Un grande amore e niente più, Semo gente de borgata, Io nun piango, E la chiamano estate, Una ragione di più e tante altre. Nelle sue canzoni racconta sé stesso, l'infanzia povera, la vita di borgata, gli amori balordi, la sua divisa da play-boy ray-ban compresi, la droga, la prigione, le avventure omosessuali: tutto senza censure, senza rimpianti, senza ipocrisie. Non rinnega niente e rimpiange poco: suo padre, sottufficiale dell'arma, perso a 17 anni. Gli voleva un gran bene e se ne andò di casa.

Il suo oroscopo, eretto per Tripoli, il 14/9/1938, alle 22.20 ci dice molte cose di lui, anche se non credo che l'orario di nascita sia proprio quello e teorizzerei il suo primo vagito una ventina di minuti prima: infatti mi dite come fa uno che ha il Sole in quarta a stare tutto il giorno e la notte fuori casa, anche quando non era nessuno? Il night, le grandi discoteche, il mondo dello spettacolo sono sempre stati il suo habitat naturale. E tutto questo ci dice che la sua "testa" sta in quinta e non in quarta Casa. Giove, comunque, nell'uno e nell'altro orario, resta congiunto al Medio cielo e spiega esaustivamente il grande successo popolare e le prime pagine sui giornali, con o senza manette. Ha un polmone in meno da tanti anni ed ha continuato a fare la stessa vita: a fumare a tutta forza, a "sniffare" cocaina, a saltare il sonno, ad essere gladiatore tra le lenzuola, quasi mai le stesse...

Adesso ha cinquant'anni ma non si sente un "pentito". Alla droga ha sostituito dosi massicce di Valium ma per il resto, dice lui, non è cambiato quasi niente. Eppure, in una delle sue ultime canzoni (Ieri con la testa di oggi), dice:" Con la testa di oggi e l'esperienza degli anni, sarebbe stato tutto diverso, avrei capito il mattino, me ne sarei innamorato, sarei stato molto più forte in tanti di quei momenti...". Lui sostiene che non è cambiato, continua a fare il duro, mostra sempre il suo sorriso da bullo, ma le mazzate che ha avuto dalla vita non sono state indolori.

Da ragazzo, quando arrivava l'estate, si metteva a bordo di una spider rossa, lui e un amico, e andavano a fare strage di straniere a Rimini. I gestori di locali li pagavano un tanto a tappo, come delle entreniuse. Poi ci fu la storia più importante della sua vita con Mita Medici che dopo circa un anno si stancò di lui e lo mollò. Un altro suo grande amore fu Dominique Boschero. A 16 anni fu arrestato per furto, nel '70 finì in carcere per droga, insieme a Walter Chiari e al maestro Luttazzi. Quando uscì da Regina Coeli un carcerato gli gridò dalla finestra: "Ma 'ndo vai, tanto sempre qui ritorni". E la brutta profezia si avverò nel '79, ancora per droga e per possesso di una calibro 38, omaggio del suo amico Turatello, poi giustiziato in carcere dalla camorra.

Il resto è cronaca di questi anni: i giudici di Napoli gl'inflissero più di quattro anni nel processo Tortora, poi gli concessero gli arresti domiciliari e quindi la scarcerazione per scadenza dei tempi di carcerazione preventiva.

Il suo tema natale è molto chiaro, tranne in un punto: Saturno in undicesima. Per uno che "progetta" canzoni dovrebbe essere una iattura e invece... Ma forse si riferisce di più al grosso peso con cui si è sempre abbracciato agli amici: ha dato soldi a tutti, ha fatto studiare i figli degli amici di borgata, a uno che non aveva l'orologio, come niente, si levava il Rolex e glielo regalava. Ha sovvenzionato per molti anni una squadra di football per ragazzi, sborsando 50 milioni all'anno, dice lui per togliere quei ragazzi dalla strada e non farli finire nella piovra della droga. Il suo Giove dominante lo ha reso anche banalmente ottimista: si fece costruire una villa nel quartiere di Primavalle, che sarebbe come Forcella o la Sanità a Napoli: "A me mi vogliono bene, non me rubano". Ma gli svuotarono la casa.

La sua Venere in Scorpione l'ha raccontata a tutti, anche nelle sue canzoni: l'avventura con il travestito, l'episodio con il transessuale, amore di gruppo e cose che forse oggi non farebbe più. È un Vergine "rovesciato", "compensato" e dunque trasgressivo al massimo e dal turpiloquio facile. Una specie di Loredana Berté al maschile. Ma la fortissima congiunzione Sole-Nettuno non è stato solo il caos di una vita balorda, ha significato anche l'aiuto ai poveri e ora, da un po' di tempo, comincia a parlare di Dio: "E se esistesse veramente?". Come molte Vergini compensate che ho conosciuto nella mia vita, egli vive la "schizofrenia del doppio", sorprendendo tutti con l'esistenza di una figlia che fa la ballerina classica a Trieste. Una volta, molti anni fa, conoscevo un operaio Vergine che sputava continuamente per terra e che riusciva a dire quattro cattive parole ogni tre che ne pronunciava. Un giorno andammo, io ed altri amici, a trovarlo a casa: rimanemmo scioccati. Ordine e pulizia regnavano dappertutto e lui e i figli parlavano un italiano da liceo classico.

L'Ascendente Gemelli gli dà l'aria pierinica e lo colloca, senza ombra di dubbio, tra i fratelli di Polluce. Ma dicendo tutte queste cose di lui, non dimentichiamo che ha scritto canzoni stupende che per tanti anni ci hanno fatto sognare, interpretate da Mina, Gino Paoli, Fred Bongusto, Peppino di Capri, i Vianella e tanti altri. In ritardo si è accorto che queste canzoni parlavano di lui e che nessuno meglio di lui poteva interpretarle. Di qui il successo, il grande successo. Le sue canzoni trasmettono emozioni e anche a chi, come me, non è appassionato di musica, vien voglia di pagare 50.000 lire per andarlo a sentire.

Califfo, come ho detto, ha fatto strage di cuori, ma una donna è rimasta nei suoi sogni: Carolina di Monaco. Una sera si incontrarono al ristorante, ma lei - diciottenne e bellissima -non lo degnò di uno sguardo.

Adesso aspirerebbe a conquistare la sorella, ma la sua Luna in Toro, in dodicesima Casa, mi fa pensare ad un collezionista di donne che non si è ancora stancato di fare il bambino. Eppure di mazzate ne ha avute in questi anni, con Saturno e Urano quadrati ai suoi valori Vergine.

Io gli consiglierei di togliersi qualche catena d'oro dal collo e di vivere meglio la bellissima congiunzione Sole-Nettuno, al trigono della Luna. Può scrivere ancora tantissime canzoni, ci può regalare tanti altri momenti magici e contemporaneamente può vivere con più coscienza la trascendenza che è in lui.

Io penso che i suoi guai più grossi sono finiti, a giudicare dai prossimi transiti, ma - come dice lui - è sempre un bullo di periferia e deve sostenere un ruolo. L' "ugola" di Primavalle non va neanche ai funerali dei migliori amici, forse per esorcizzare la paura della morte che ha dentro o semplicemente per continuare a portare la maschera da duro. Ma è un vero duro? In effetti sì perché nessun fattore del suo tema natale concorre a smussare l'istinto a "prenderlo a schiaffi" che suscita in molti.

La Rivoluzione solare 1988/89 eretta per Roma mette un Ascendente in seconda radix e stigmatizza così le code dei problemi economici che ancora lo assillano per i lunghi periodi di fermo forzato. Poi c'è uno stellium di "malefici" in sesta Casa e lì dovrebbe starsi un poco attento perché fino ad oggi ha strafatto e se con qualcuna può spacciarsi per un quarantenne di anni ne ha dieci in più. Lui non si è mai preoccupato della sua salute e una volta un amico giornalista dovette escogitare un piano per portarlo a visitare. Conclusione: gli fu riscontrata una meningite tubercolare. Era il 1964 ed Urano era congiunto al Sole.

Nei prossimi anni credo che avrà problemi di denaro, forse tasse da pagare o vertenze legali con collaboratori, ma nell'insieme io credo che il soggetto sia cresciuto molto, in questi ultimi anni, su diversi piani e se ancora insegue sogni di "acchiappanze", l'uomo sta venendo fuori. Giove congiunto alla Luna per diversi mesi potrebbe farlo innamorare di nuovo e questa potrebbe essere anche la volta giusta. Se passerà dai valori anale rilassato a quelli anale ritenuto, allora ci ritroveremo un altro Califano: forse migliore come uomo e peggiore come musicista. Ma se la mia ipotesi di un Sole in quinta potesse essere confermata, allora continuerà ad essere Califfo fino alla fine. Le donne gli piaceranno sempre, gli uomini anche, qualche volta, le belle serate lo stregoneranno ancora, avrà sempre tanta voglia di spettacolo e per il resto? "Sì, d'accordo, ma poi? Tutto il resto è noia, non ho detto gioia ma noia noia noia, maledetta noia...".

 

 

 

Napoli, 3/8/1988

 

 

Ciro Discepolo

 

Tratto dal libro Da Costanzo a Nilde Jotti, edizioni Ricerca '90, 1992

 

 

 


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